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martedì 17 febbraio 2015

Tu che ne pensi di te?



Vi avverto: questo sarà un post di pippe mentali sparate proprio a manetta. Eh, ogni tanto ci vuole!
Su questa piattaforma, anni fa, avevo un blog praticamente solo di seghe mentali che poi ho cancellato. Un post però dovevo tenerlo, parlava di autostima e percezione di sè. Visto che mi tocca leggere di donzelle che si auto-insultano, che non si piacciono e non si vogliono bene, voglio scrivere questo post come spunto di riflessione cercando di riprendere il discorso del vecchio post.
Che cos'è la percezione di sè? Com'è intuibile, è il modo in cui una persona si percepisce, come si vede. Una persona nel corso della vita acquisisce sempre più informazioni su di sè (sesso, peso, altezza, ecc.), mette insieme gli elementi e ne viene fuori una considerazione che diventà un po' la propria identità.
Che cos'è l'autostima? La stima, invece, che si ha di sè scaturisce solo in parte dalla percezione che una persona ha di sè. Esempio: Io sono Daniela, ho 20 anni, ho gli occhi neri, religione cattolica e mi piace ballare. Io Daniela potrei credermi una gran gnocca e una strafiga che fa la ballerina, così come potrei sentirmi una grande sfigata che ha un sogno assurdo, irrealizzabile e troppo ambizioso. Quindi? Da cosa è "costituita" l'autostima? Questa dipende sia da fattori interni, cioè dalla visione che ognuno di noi ha della realtà (comunque modificabile), che da fattori esterni che influenzano o hanno influenzato la vita di una persona, soprattutto dai feedback che riceviamo dagli altri.
William James (noto psicologo e filosofo) definiva l'autostima come il rapporto fra il Sè Percepito e il Sè Ideale. Il Sè Percepito è la concezione che abbiamo di noi, come ci vediamo in base alle conoscenze che abbiamo di noi stessi e in base ai feedback che riceviamo. Quindi non si tratta di un "sè reale", ma di come noi percepiamo noi stessi, in parole povere, in base a quello che sappiamo e in base a quello che captiamo dal giudizio degli altri. Sommiamo il tutto e viene fuori la concezione che abbiamo di noi. 
Il Sè Ideale è, invece, una proiezione che facciamo di noi stessi. Come ci vorremmo vedere. E quindi l'autostima, diceva giustamente James, è ciò che ne viene fuori in base alla differenza tra i due Sè. Prendendo in causa di nuovo Daniela: se la Daniela che si sente una strafighissima ballerina desidera diventare una ballerina di successo, è a posto, non si farà troppi problemi e molto probabilmente riuscirà nel suo intento; la Daniela che invece si sente una sfigata con un sogno troppo più grande di lei, avrà una stima di sè molto bassa e, pur nutrendo una passione per la danza, si vedrà inadeguata per quel ruolo e quasi sicuramente non centrerà l'obiettivo.
Il punto fondamentale è uno solo: se quindi gli altri ci fanno da specchio, ovvero se il cosiddetto "giudizio degli altri" influenza la percezione che abbiamo di noi stessi, è altrettanto vero che noi (sempre con la nostra percezione di noi stessi) andiamo a influenzare a nostra volta il giudizio degli altri. 
Ovviamente si può avere sicurezza e stima di sè in un determinato campo, ad esempio nel lavoro, ma scarsissima stima in un altro settore, esempio nella vita amorosa. Questo può accadere per vari motivi, soprattutto per eseperienze vissute e in particolar modo in base all'importanza che si attribuisce a quella cosa. Insomma, se per Daniela la vita sentimentale è in secondo piano rispetto alla carriera lavorativa come ballerina, non gliene fregherà un bel niente se il tizio con cui si vedeva l'ha mollata per un'altra. A maggior ragione se è molto corteggiata. Se invece Daniela vede il suo sogno irrealizzabile, ha un carattere chiuso e vorrebbe essere stracorteggiata a destra e a manca, molto probabilmente cadrà in depressione e il fatto di essere stata mollata lo avvertirà come un dramma. Questo è quello che gli studiosi differenziano in autostima globale da autostima specifica.
Ci sono delle piccole/grandi strategie che si possono adottare per migliorare e correggere la propria autostima e la percezione che si ha di sè. Ovviamente le difficoltà che si possono riscontrare dipendono da quanto la stima di noi è stata messa a dura prova nel corso della vita. Ma quello che mi viene da dire è: sono tutte pippe mentali. Pippe che vanno superate comunque, per carità, è un percorso che va affrontato prima di poter dire che si tratta di seghe mentali.
Noi possiamo fare tutto; tutto quello che è umanamente fattibile per noi, ovvio.
Tutto quello che è nelle nostre potenzialità. 
Il "trucco" sta nel non porsi obiettivi veramente troppo lontani dalle proprie possibilità. Ridurre il Sè Ideale a qualcosa di vicino al possibile, ma non per questo accontentarci. 
Porci obiettivi che ci rendono felici, soddisfatti. E per questo bisogna sperimentare. Lo sperimentare ci permette di individuare quali possono essere dei successi e quali no. Solo mettendoci alla prova si può riuscire in qualcosa. Così come si può fallire, ovvio. Ma bisogna pur fallire per poi rimettersi in gioco più armati di prima, con più esperienze. L'importante è non colpevolizzarci per i fallimenti, ma trarre giovamento da essi. Individuando cos'è andato storto e puntando sulle correzioni che possiamo apportare per far sì che quell'insuccesso diventi un successo.
Non abbiate paura. Provate, sperimentate, buttatevi nelle cose con cervello. Non lasciatevi abbattere dai "fallimenti". Non so chi o cosa ci abbiano messo in testa che si debba essere dei "vincenti" per forza. Forse i film degli anni '80? :) 
In realtà anche solo il miglioramento di sè stessi come persone dovrebbe essere già un enorme conquista, riuscire in piccole/grandi cose. Porsi obiettivi sempre più difficoltosi, poco a poco, è un ottimo metodo. Partire dal basso per ritrovarsi in alto. Puntare direttamente alla vetta, con un autostima non già molto marcata, può rivelarsi fallimentare perchè si sentirebbe tutto il peso della "sconfitta". 
Insomma. Ora avete letto, ma archiviate. Non state là a rimuginare, ma agite. Fate, sperimentate e soprattutto trattatevi bene. Ora avete capito perchè si dice Per piacere agli altri, bisogna innanzitutto piacere a sè stessi.


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